A cura della Dr.ssa Elisa Silvia Colombo – Psicologa, Psicoterapeuta
Pensavi fosse amore, invece…
È ormai dimostrato che condividere la vita con un gatto può essere fonte di grandi benefici per le persone: la compagnia di questi animali può infatti farci sentire meno soli, ci rilassa, è fonte di emozioni positive e di divertimento, allevia le pressioni quotidiane e contribuisce a dare senso alla nostra esistenza. Questi effetti sono strettamente correlati alla qualità del legame e si osservano maggiormente laddove è presente un forte attaccamento del proprietario al suo gatto, che ricambia con fusa e comportamenti affettuosi.
Tuttavia, non sempre tutto va per il verso giusto e alcune situazioni possono diventare causa di disagio e stress, sia per il gatto che per il suo umano.
La necessità di far convivere due o più gatti rappresenta un buon esempio di tali occasioni, poiché spesso comporta difficoltà inaspettate, soprattutto per le persone meno esperte. Anzi, può essere considerata una di quelle circostanze in cui, come diceva Oscar Wilde, “con le migliori intenzioni si ottengono gli effetti peggiori”: chi non ha mai provato un po’ di dispiacere nel pensare al proprio micio tutto solo a casa mentre il resto della famiglia è fuori per lavoro o per altre necessità?
I ricercatori anglosassoni hanno preso in prestito dalla psicologia umana il concetto di “parental guilt”, il senso di colpa che i genitori provano quando tolgono attenzioni ai propri figli, per spiegare il disagio che le persone provano quando sentono di trascurare il proprio gatto, di non stimolarlo abbastanza o quando devono lasciarlo solo per diverse ore. In questi casi, l’idea di introdurre un nuovo amico felino per tenere compagnia al primo può senz’altro sembrare una buona soluzione.
In altre situazioni la convivenza tra mici è una conseguenza di cambiamenti nella vita del proprietario, come avviene, ad esempio, quando due persone s’innamorano e decidono di andare a vivere insieme, portando con sé i rispettivi gatti, con l’aspettativa che anche tra loro possa essere amore a prima vista! Ma sarà davvero così?
Difficile a dirsi, in quanto sono molti i fattori che incidono sulla possibilità che tra due o più gatti si instauri una buona relazione e non sempre l’esito è prevedibile a priori. Purtroppo, non è raro osservare segni di conflitto tra gli animali, con inseguimenti, agguati e aggressioni, ed è frequente l’insorgere di comportamenti sgraditi ai proprietari, ascrivibili a manifestazioni di stress nei gatti. Animali che all’improvviso iniziano a sporcare fuori dalla lettiera o a marcare il territorio, che passano la maggior parte del tempo nascosti o si mostrano meno affettuosi nei confronti del proprietario diventano a loro volta una fonte di preoccupazione per il proprietario, che si innervosisce e può sperimentare stati d’ansia, mentre il senso di colpa ricompare più intenso di prima.
Alcune persone, soprattutto di fronte all’esordio di tali comportamenti, tendono a “sgridare” o a punire i gatti, attribuendo loro motivazioni squisitamente umane quali l’invidia, l’egoismo o la mancanza di riconoscenza, senza comprendere le reali emozioni sottese alla condotta del micio, che spesso hanno a che fare con la paura, l’ansia e la frustrazione, oltre che con l’etologia della specie. Ovviamente, questa soluzione non porta ad alcun risultato ma, anzi, peggiora la situazione, aumentando anche la frustrazione del proprietario.
Non stupisce che i problemi comportamentali siano tra le prime cause per cui i gatti vengono ceduti ai gattili, soprattutto alla luce degli studi che osservano come la conoscenza dell’etologia felina sia poco diffusa e si faccia piuttosto affidamento su stereotipi e pregiudizi. La scelta di cedere il micio non rappresenta comunque una buona soluzione nemmeno per il suo proprietario, dato che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sempre si tratta di una decisione presa a cuor leggero e porta con sé dubbi, rimorsi e sensi di colpa.
A poco serve anche “piangere sul latte versato”, rimuginando sugli eventi nel tentativo di riavvolgere la pellicola e tornare alla situazione che precedeva l’introduzione del nuovo animale (magari rinunciando alla nuovo dolce metà umana?!).
Cosa fare allora?
Le parole chiave sono “informarsi” e “agire”! Il medico veterinario curante è senza dubbio il primo a cui riferirsi per avere un’analisi oggettiva della situazione, un punto di vista esterno e competente che ci aiuti a comprendere la prospettiva dei gatti e a mettere da parte le nostre inevitabili percezioni antropomorfiche, che possono condurre a interpretazioni errate dei loro comportamenti. A volte, bastano semplici accorgimenti per migliorare la situazione, ma per applicarli bisogna conoscerli!
Un’altra risorsa fondamentale è rappresentata dal medico veterinario esperto in comportamento, uno specialista che ha dedicato la propria formazione allo studio dell’etologia dei gatti e delle tecniche utili a stabilire buone relazioni con loro e fra di loro, aiutando i proprietari a comprendere e a correggere eventuali comportamenti disfunzionali. Avere una visione chiara della situazione, imparare a leggere correttamente i segnali dei tuoi gatti e iniziare ad agire per agevolare la loro convivenza ti restituiranno il controllo della situazione, facendoti sentire più sollevato e in sintonia con i tuoi mici.
Hai letto questo articolo perché stai pensando di adottare un nuovo amico per tenere compagnia al tuo gatto o ti prepari a un’imminente convivenza tra quattro zampe? Non farti cogliere impreparato! Chiedi subito consigli al tuo veterinario e fatti assistere nella scelta dell’animale più adatto, così da rendere questa nuova avventura piacevole per tutti i felini e gli umani coinvolti!
Bibliografia
Bergamini, S. M., Pierantoni, L., & Mengoli, M. (2024). Cats Living Together: How to Cope with a Multi-cat Household. Advances in Small Animal Care, 5(1), 21-30.
Heath, S. (2018). Understanding feline emotions: …and their role in problem behaviours. Journal of feline medicine and surgery, 20(5), 437-444.
Kogan, L. R., Currin-McCulloch, J., Bussolari, C., & Packman, W. (2023). Cat owners’ disenfranchised guilt and its predictive value on owners’ depression and anxiety. Human-Animal Interactions, (2023).
Kogan, L. R., Currin-McCulloch, J., Packman, W., & Bussolari, C. (2024). The impact of owner personality traits and cat lifestyle decisions on cat-related guilt. Human-Animal Interactions, 12(1).
Mariti, C., Guerrini, F., Vallini, V., Bowen, J. E., Fatjó, J., Diverio, S., … & Gazzano, A. (2017). The perception of cat stress by Italian owners. Journal of Veterinary Behavior, 20, 74-81.
Sharkin, B. S., & Ruff, L. A. (2011). Broken bonds: Understanding the experience of pet relinquishment. The psychology of the human-animal bond: A resource for clinicians and researchers, 275-287.
Shore, E. R., Burdsal, C., & Douglas, D. K. (2008). Pet owners’ views of pet behavior problems and willingness to consult experts for assistance. Journal of applied animal welfare science, 11(1), 63-73.
Valsecchi, P. (2022). Non dire gatto. Una storia naturale, e no. Il mulino.
